L’Osservatorio del Colore reinventa le ‘”brutture” In Liguria recuperati ponti, palazzi, ciminiere…
GENOVA. «Può bastar poco per migliorare la città. Colorarla, per esempio». Roberta Morgano è assessore comunale alle manutenzioni e , lancia un programma di riqualificazione che davvero, nei prossimi anni, può cambiare il volto meno piacevole di Genova. Le periferie. I casermoni dell’edilizia popolare anni Cinquanta e Sessanta, quando la città assorbiva migliaia di operai provenienti dal sud e non poteva – non voleva – preoccuparsi anche dell’estetica urbana.
San Fruttuoso, Rivarolo, Cornigliano, Marassi, quanti sono i quartieri grigi che attendono una pennellata di azzurro, di verde, di rosso? A Genova, patrocinato dal comune di Mignanego e dalla premiata ditta Brignola, funziona da qualche tempo l’Osservatorio del colore. Una fondazione. Direttore è Giulio Bertagna, docente al Politecnico di Milano e trainer per gli architetti che vogliono specializzarsi nell’uso delle vernici.
«Il mondo del colore – dice Bertagna ,- è sempre stato monopolio dell’arte. In realtà riguarda la fisica quantistica, la neurofisiologia e la psicofisica, insomma le neuroscienze: anche se un neurofisiologo, ovviamente, lo studia perché deve curare le malattie e non perché si occupa delle facciate dei palazzi di Genova».
In realtà, la pittura è benessere. Bertagna: «Quando un architetto decide di che colore deve essere un palazzo, ci impone una cosa che resterà tale per almeno cinquanf anni. Ci abbiamo mai pensato? E se uno sbaglia tinta, con le pigmentazioni di oggi, si può contare solo sullo smog».
Il direttore dell’Osservatorio spiega che con i colori, ecco l’intuizione, possono cambiare anche i volumi. Mostra alcuni progetti. Il profilo dei palazzi si modifica sul serio. L’assessore Morgano: «Noi abbiamo già avviato un programma di recupero delle facciate dipinte, con agevolazioni particolari. Ma stiamo ragionando anche sui palazzi brutti, per così dire, che possono essere mitigati con il colore. Avete presente il capannone di Manesseno? Tra l’altro, tinteggiare diversamente una facciata non costa di più che farla grigia o giallina. Io credo che in questa direzione si debba andare. Le periferie possono davvero diventare un’altra cosa».
Alessandra Lancellotti, psicoterapeuta della famiglia, concorda sul mondo in bianco e nero da abolire, o quanto meno da correggere. «Il colore da gioia – dice – e comunque cambia il tono dell’umore. Diceva Hillman, grande psicanalista, che è inutile continuare a guardare dentro quando fuori c’è il grigio». Secondo Alessandra Lancellotti bisogna tornare ai colori antichi dei borghi, «i nostri avi non facevano nulla per caso e mai si sarebbero sognati di usare tinte smorte e opprimenti. Fate caso: Santa Margherita, Sestri Levante, Porto Maurizio sono posti allegri, ottimisti…».
E l’allegria e l’ottimismo hanno favorito prospere economie turistiche: «Nei colori di Liguria il giallo ravviva l’animo, il rosso è uno dei grandi archetipi dell’umanità, il rosa è gioia. Attenti, ci sono stati fior di cromoterapeuti che hanno detto queste cose. Credo sia importante non dimenticarle».
L’Osservatorio del colore ha già lasciato importanti tracce di sé. Lo sfiatatoio del parcheggio della darsena, a Genova, un tubo grigio ricolofato in azzurro e terra di siena e verde muschio. Il ponte di Recco, incombente sulla città, che ridipinto a tinte vivaci è diventato uno splendido landmark. E ancora: i palazzi di via dei Sessanta, a Cornigliano, la scuola di Caperana…
Bertagna: «Noi facciamo una vera e propria operazione sociale. Saremo contenti quando qualcuno dirà: abiti in Via dei Sessanta, quel posto così bello? Oggi, quasi quasi, uno se ne vergogna. E non c’è motivo». Il motivo è il grigio. E «bisogna imparare a leggere i volumi in modo nuovo», conclude il direttore dell’Osservatorio, «per riprogettare i quartieri. Anziché distese grigie o gialline, un mare di colori. Ci pensate? Che meraviglia. Che sorprese. E che soddisfazione anche per chi ci vive».
A Mignanego, l’Osservatorio ha una serie di stanze coloratis-sime. Tunnel con pareti gialle, verdi, rosse, blu. Chi ci lavora si diverte a studiare test, a verificare inclinazioni, a controllare la felicità psicofisica dei visitatori. I quali sono architetti della nuova generazione, quelli che sanno bene come i palazzi abbiano bisogno di essere, prima di tutto, colorati.
Grigio addio. La Liguria può davvero diventare un arcobaleno.
PAOLO CRECCHI
Il Secolo XIX. 21 gennaio 2008