Savona – Ha chiesto di deporre per salvaguardare la salute mentale di Soraya. Alessandra Lancellotti, la psicologa genovese che segue la figlia di Gigliola Guerinoni e Ettore Geri ha fatto conoscere ai giudici savonesi la sua disponibilità ad essere sentita come testimone nel processo per omicidio. Deporrà nell’aula savonese? Lo sapremo nei prossimi giorni dopo la decisione del collegio giudicante. La dottoressa Lancellotti era gia intervenuta nelle scorse settimane proponendo che i giudici sentissero Soraya a porte chiuse. Ma la Corte, codice di procedura alla mano, aveva risposto negativamente. Perché, dunque questo nuovo tentativo? «Perché ho fortissime preoccupazioni per il futuro di Soraya e per il suo equilibrio psichico già duramente colpito dal dramma che ha attraversato. Cosa racconterò ai magistrati se accetteranno di sentirmi? Non posso dirlo adesso». Entrerà nel merito la psicologa? La risposta, a rigor di logica, non può essere che
affermativa. Altrimenti non avrebbe senso testimoniare in un processo penale. Qualunque altro tipo di testimonianza non verrebbe neppure preso in considerazione dai giudici. Alessandra Lancellotti non vuole e non può aggiungere altro. Ma si sa che, in questi giorni si e rivolta all’avvocato e professore Giandomenico Pisapia, il notissimo penalista milanese per un consiglio. La psicologa avrebbe chiesto lumi sulle norme che regolano il segreto professionale. In sostanza: se e come può essere rotto per aiutare una persona, per impedire che una ragazzina venga travolta da fatti e vicende troppo, grandi e drammatici per lei. Non resta, dunque, che fare delle ipotesi. La dottoressa Lancellotti non ha mai nascosto che le figure del padre e della madre di Soraya sono state e sono decisamente negative per la ragazzina. Diverse volte, ha fatto capire che, comunque vada a finire questa storia, sarebbe bene che la figlia di Gigliola Guerinoni venisse allontanata dalla famiglia di origine che non è stata capace di darle un minimo di sicurezza, una sponda educativa. delle figure di riferimento adeguate, dei ruoli certi. Questo anche se Sorava è attaccatissima, per un verso o per l’altro, sia alla madre che al padre. Quindi. un obiettivo della psicologa, potrebbe essere quello di far conoscere cose e fatti che condurrebbero inevitabilmente ad allontanare Soraya dai genitori. Ma c’è di più. E’ chiaro (Soraya lo ha detto parlando ad alcuni giornalisti che l’hanno raggiunta nel suo rifugio a Mioglia) che la ragazzina non ha raccontato tutta la verità quando, a suo tempo, era stata interrogata. E’ possibile che lei sappia davvero chi ha ucciso Brin o comunque, una sua testimonianza, potrebbe portare alla ricostruzione esatta dell’omicidio. E’ dunque plausibile che Alessandra Lancellotti voglia, raccontare alla Corte quella verità che Soraya non ha voluto dire e che sia in grado di farlo proprio perchè la fanciulla le ha raccontato certe cose durante le sedute terapeutiche. Si spiegherebbe così il problema del segreto professionale. Insomma. per la prima volta in un processo penale nel nostro paese, uno psicologo deporrebbe quasi in vece del suo giovane paziente, allontanando da una psiche troppo giovane il rischio di restare per sempre schiacciata da un peso comunque enorme: o quello di aver mandato in galera suo padre o sua madre, oppure quello di aver tenute nascoste parti della terribile verità di un assassinio.
La dottoressa Lancellotti si rifiuta di commentare le nostre ipotesi. Si lascia sfuggire solo queste parole: «Soraya ha fiducia in me. So che vivrà malissimo la mia eventuale testimonianza. Ma non posso rischiare di lasciarla in una situazione troppo pesante per lei. Mi odierà? Meglio che se la prenda con me che con se stessa».
Massimo Razzi
Il Lavoro, 13 luglio 1989