Non sorridono mai. E nascondono il loro segreto sotto un trucco troppo pesante.
Complici involontarie dei loro aguzzini, spesso non riescono a ribellarsi per paura della solitudine
Le donne maltrattale? Hanno la pelle opaca, gli occhi spenti, le spalle spioventi, le labbra socchiuse, quasi mai sorridenti. Il loro corpo esprime, in modo inequivocabile, il segreto di cui esse stesse sono vittima. In questo linguaggio criptico, anche i denti sono rivelatori. Non sono curali, addirittura cariati. Le donne maltrattate, poi, eccedono nel trucco, come a voler nascondere, con una buona dose di fondotinta, le cicatrici del cuore. Le braccia infine, si aprono alla fiducia e alla curiosità.
Ma quali sono le forme più comuni di maltrattamento morale? Innanzitutto l’incapacità del partner di valorizzare la donna, insomma di esserle amico in una fruttuosa alleanza, fatta di attenzioni e di premure. Si manifesta sotto forma di assenza, si passa dal silenzio prolungato alla mancata attenzione nell’ascolto e nella comprensione, fino al totale rifiuto e all’indifferenza. Nelle persone che mancano di autostima questo è l’inizio della fine.
Anche la donna che cerca di realizzarsi nel mondo del lavoro è sottoposta a “maltrattamenti” psicologici. Il più comune consiste nel far sentire eternamente in colpa la donna, che divisa tra famiglia e professione, alla fine cede, si ritira, come in una specie di anestesia emotiva.
In questi casi, chi non riesce a sopportare il peso delle “critiche” del persecutore, implacabile nel ricordare i presunti doveri femminili (figli, compagno, famiglia, eccetera), rischia di perdere tutto: la professione, i rapporti sociali e anche il partner.
Anche il tradimento delle aspettative, alla lunga, può diventare, sommato a indifferenza e valorizzazione, causa di una sofferenza psichica troppo spesso sottovalutata. Quando ci si mette in coppia, sono anche le reciproche aspettative inconsce a creare la magia del rapporto. Ma quanti sono gli uomini che, dopo aver sedotto la propria compagna, si lasciano andare e diventano eterni brontoloni, bambini incapaci di organizzare una vita all’altezza delle prime grandi speranze? E quanti sono gli uomini che, ancora immaturi o irresponsabili, considerano la propria donna come un estranea o, peggio, una sprovveduta, e per questo motivo la tengono all’oscuro della gestione economica della famiglia? Anche questo è maltrattamento. Purtroppo però sono poche le donne che riescono a reagire con efficacia a situazioni del genere. In modo da non farsi più trattare così. Spesso la loro dipendenza (patologica) dal partner le rende troppo remissive e complici. Complici del loro stesso tiranno. E dunque condannate a farsi tiranneggiare. Capire questi meccanismi forse può servire a liberarsi dalla “schiavitù” psicologica. Anche se, a volte, l’uscita dal tunnel della sopraffazione può coincidere con l’ingresso in quello della solitudine. E sì, perché l’indipendenza, in certi casi, ha una sgradevole contropartita: l’isolamento, appunto. Un esempio? La donna emancipata che sul lavoro si trova quasi del tutto isolala. È la tipica solitudine delle leader. Donne che hanno raggiunto posizioni di potere, donne forti e responsabili, che però sono costrette a vivere in solitudine. Anche questa è una forma di violenza. Molto sottile. Impalpabile in apparenza. Ma tremendamente efficace.
Anna, maggio 2008