ROMA — Un altro neonato abbandonato. Lasciato nel sottoscala di un residence a Roma. La barbarie d’agosto infierisce sui più indifesi. Come il povero Rosario, sbattuto contro il muro e ucciso perché piangeva troppo. E Susanna, parcheggiata in un autogrill con la lingua tagliata e il cordone ombelicale aperto. E gli altri piccini di Verona, Napoli, La Spezia. Ma peerchè tanta rudeltà? I veri bambini sono i genitori. Un figlio come un giocattolo. Finché piace, tutto bene: quando è d’intoppo, si butta via». Il verdetto, durissimo, è della psicologa Alessandra Lancellotti, esperta di terapia della coppia e consulente dei tribunali di Genova e Milano. Una radiografia senza false pietà. Nessun alibi — neppure il degrado sociale del sottobosco urbano se i bambini finiscono nella pattumiera, sono incatenati, pestati. La psicoioga denuncia «una cultura mostruosa che ha invaso non solo le famiglie, ma anche la scuola, le aule della politica e della giustizia. Fa nomi e cognomi: «Fu Benjamin SpocK, pediatra-bandiera per decenni, a lanciare la moda assurda del permissivismo, dei bambini soltanto da amare, capire, coccolare, accontentare…». L’amore, però, in famiglia non può mancare. «Sì, ma non significa solo allargare la borsa. Vuoi dire anche autorità e, se occorre, durezza. Ma questi concetti si sono persi. La degenerazione è totale: il perdonismo, i delinquenti liberi perché ‘poverini, in fondo…’». Ecco allora «la perversione in nomo del consumismo, la famiglia e i figli che diventano oggetti usa-e-getta». Si fa un regalo a un bambino perché è tanto bellino. Poi però piange. Intralcia i programmi delle vacanze. Impegna un giorno dietro l’altro». La psicoioga rincara: questi genitori sono «i figli del sì, del voglio-tutto-e-subito a costo di un feroce massacro dei sentimenti. E riversano sul loro figli la deviazione: bambini adulati e viziati da gente che non ha una lira eppure accontenta ogni capriccio. Finché il balocco si rompe». Ma perché d’estate il fenomeno si accentua? «E’ un sintomo del degrado morale, della mancanza di responsabilità. Le ferie prima della famiglia. Per tutti, siano ricchi o poveri: non si chiede aiuto ai tribunali, agli esperti che possono consigliare l’affidamento, un collegio. Tanto vale sbarazzarsi da soli dell’intoppo». La ricetta di Alessandra Lancellotti è severissima. «lo sarei — dice — per ‘togliere la patente’ a questi genitori. Ci vogliono sanzioni severe, è l’unico deterrente. Ma l’ho detto ora e se lo dico in tribunale, ti prendono per matta: anche la giustizia allenta la presa, allora é il caos. E bisogna ripensare i ruoli, coinvolgere gli esperti e i politici. E fare prevenzione. Come? ricominciando a dire di no: i nostri figli ve ne saranno grati».
Paolo Pellegrini
La Nazione, 1989