BRILLANO ancora gli occhi, alla psicoioga genovese Alessandra Lancellotti, quando descrive il suo viaggio. Una scommessa, un progetto: riuscire a intervistare, nei loro studi, otto dei più grandi artisti viventi per integrare arte e psicanalisi. Dal Giappone agli Stati Uniti, passando ovviamente dall’Italia, per scoprire la personalità degli artisti attraverso l’analisi psicologica delle loro opere. «Da sempre, nel mio mestiere spiega Lancellotti mi avvalgo di tecniche psicodiagnostiche legate al disegno. Ovvero, facendo disegnare i miei pazienti, mi rendo subito conto di alcuni tratti del loro carattere e dei loro disagi». E così la storia di Alessandra Lancellotti si è intrecciata con quelle degli scultori e pittori Novello Finotti. Gigi Guadagnucci. Marina Karella. Igor Mitony, Beverly Popper. Jean-Paul Philippe, Cynthia Sah e Kan Yasuda. Ognuno con una vita da raccontare attraverso l’arte «Gigi Guadagnucci, ad esempio – racconta Lancellotti – ha cominciato da bambino a lavorare il marmo, chiamandolo “marma”. Al femminile. Inevitabile l’accostamento con la parola “mamma”. Infatti le forme delle sue sculture sono morbide, delicate, spesso rappresentano fiori. Per lui la pietra è madre». Il viaggio della psicanalista dell’arte continua a Parigi, a casa di Marina Karella. che non ha mai dimenticato il mare della sua Grecia, tanto che -anche nella capitale francese – ha continuato a dipingerlo. «La mancanza del mare è per lei un ricordo doloroso. Freud considerava “perturbante” un contenuto inconscio che, rimosso, torna a galla molto tempo dopo. I primi quadri di Karella a Parigi rappresentavano un mare tetro, buio, simboleggiando il disagio di questa artista. Gradualmente, è riuscita a elaborare il “perturbante”, ritrovando la luce e i colori del suo mare». Kan Yasuda. giapponese, con i suoi enormi “ciotoli” in marmo dalle forme pure e semplici, vuole ricominciare da capo dopo la tragedia di Hiroshima e Nagasaki: «Mi vergogno ancora – ha detto – del fatto che ci hanno dovuto lanciare due bombe atomiche per far capire che era finita. Il mio impegno ora è per la pace».
Alessandra Lancellotti ha raccontato il suo viaggio in un libro, “Ritratti d’autore“, edito da Athena. Un percorso. quello di Lancellotti. che è stato iniziato nientemeno che da Sigmund Freud: fu il padre della psicanalisi per primo, nel 1910, a scrivere “Un ricordo d’infanzia di Leonardo Da Vinci”, saggio in cui spiegava le attitudini alla ricerca scientifica del genio toscano come conseguenze dei suoi traumi infantili. Lancellotti nel suo percorso ha aggiunto anche la neuroestetica, cioè la scienza che accerta quanto la bellezza (dell’arte, in questo caso) influisca sui meccanismi mentali delle persone e sulla loro salute. «L’anno prossimo a Genova inaugurerò un corso di arte-terapia» annuncia la psicoioga. Il corso, che porterà il nome di “Vèstiti d’arte!”, consisterà nella visita delle opere d’arte più belle di Genova in chiave psicanalitica. «Gli ormoni della felicità alzano le nostre difese immunitarie – spiega -. Quando vediamo una cosa bella si accendono i nostri neuroni, e l’insieme di sinapsi crea una calotta che ci difende da Alzheimer, Parkinson e Sla».
V.B.
Il Secolo XIX, 2 novembre 2011