Luìsa ha grandi occhi azzurri come imbambolati, parla sottovoce, veste come una squaw. Ha 22 anni un figlio di due e un fratello di diciannove mesi. Questo vuol dire che lo zio è minore del nipote.
I genitori? Li ha visti separarsi quando aveva diciotto anni: è stato come quando un aereo cade e devasta tutto intorno.Il fratello maggiore se ne scappò di casa e
andò in Francia, il minore rubacchia e si “fa”, lui rappresentava il pilastro della famiglia.
La madre? Se la ricorda che brontolava sempre. lì padre? Inesistente fino a quando lei si sposa. Quando parla del suo matrimonio Luisa arrossisce: dice che voleva farla finita con una famiglia così, ne voleva una tutta per sè. Si anima a parlare di questo argomento.
Quando incontra Ermanno smette i panni di pelle d’asino e indossa quelli di regina. Ermanno la porta nei bei ristoranti, le compra le camicie di seta, la fa sentire un’altra.
Appena pronta la casa (e il vestito) Luisa non teme di correre all’altare, voltando le spalle a una famìglia a rotoli. La mamma l’accompagna fino alla porta (della chiesa) e poi preferisce andarsene.
Il padre la porta fino dal suo Ermanno e poi si guarda la sua nuova compagna senza vergogna, con l’enfasi di un tacchino.
Roba da infarto. Invece Luisa fa finta di niente: beata di infilarsi il suo anello, di guardare in faccia alla vita. Tornati dal viaggio di nozze, si trova la casa arredata come uno scrigno, con la madre che, con la scusa di farle la polvere, inizia a ficcare il naso dappertutto.
Nonostante questa pietanza (o questo contorno?) Luisa rimane incinta.
Ma che succede? Arrivata al quarto mese suo padre le telefona. E che le dice? Aspetto un figlio anch’io! Mai si era interessato della figlia e adesso che fa? Si mette in competizione con la sua pancia?
La madre invece reagisce sia alla gravidanza della figlia sia a quella del marito, invadendo in permanenza la casa di Luisa, riempiendola di paura e di ansie, facendole venire strani pensieri.
Con la scusa di farle compagnia, in realtà le scarica addosso il peso della sua invidia e del suo fallimento. Sì che la figlia deve far da contenitore oltre che al nuovo nato anche alla madre Luisa, derubata in parte della sua. infanzia (trascorsa tra i litìgi dei suoi) violentata nella sua intimità di futura madre, comincia a star male. Fra le telefonate del padre (e futuro padre di un altra creatura) e le continue esternazioni della madre, inizia a sviluppare una grave forma di depressione, con attacchi d’ansia e spunti di depersonalizzazione.
In questa improbabile geometria di famiglia dove lo zio sarà coetaneo di suo figlio e i genitori le sembrano più fratelli maggiori (o minori?) cosa succederà a lei e a suo figlio? Ed ecco arrivare (parto autocico) Mario, figlio di Luisa, e Giulio, lo zio semicoetaneo del nipote.
Luisa continua anche dopo il parto ad avere attacchi di panico e crisi d’identità.
Il marito non è sufficiente a darle quel cestino di continuità affettiva che solo una famiglia meno disintegrata potrebbe darle. Luisa è infatti come una bambina, ma madre, madre a sua volta di genitori infantili, egocentrici, incapaci di darsi norme e di contenere frustrazioni e dolori.
Quando c’è così tanta destrutturazione familiare, così tanta confusione di ruoli psicologici, una persona regredisce essa stessa quasi a uno stato fetale (schizofrenia) o, non riuscendo a contenere così tanta ansia, entra in conflitto con sé e i lmondo intero.
Luisa a diciotto anni sembra averne molti di più in quanto a maturità e voglia di vivere. Ma dopo il suo accoppiamento è pure invasa nel suo territorio d’intimità da mortali agguati: le persone destinate a proteggerla le hanno in realtà innescato mine invidiose tuttora vaganti.
Com’è possibile elaborare salti generazionali che sembrano baratri fra uno famiglia e l’altro?,
Sempre più spesso il volto della scena psichica oggi sviluppa i connotati sbagliati e contorti di una società psicotica incapace di darsi un limite, resa precocmente adulta in età infantile e infantilizzata in età adulta. Mettere ordine fra le genenerazioni è il compito di una metapsicologia dell’apparizione.
L’indipendente, 1994