Finalmente disponibile il volume scritto da Alessandra Lancellotti e Stefano Termanini “Una nave ormeggiata in Valpolcevera” edito da Termanini Editore.
L’opera, in cofanetto, è suddivisa in due tomi (I: Stefano Termanini, “Una nave ormeggiata in Valpolcevera”. Tre anni di storia e di lavoro dal Morandi al ponte Genova San Giorgio, pp. 486; II: Alessandra Lancellotti, Mille voci, mille volti. Testimoni del dolore, del tempo, d’impresa, pp. 142). Si propone di raccontare l’intera storia, di dolore e di lavoro, che dal crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018, alla ricostruzione del ponte Genova San Giorgio ha unito, nel sentimento di lutto e nel desiderio di riscossa, il destino della città di Genova alla storia e al destino del Paese. Fonti dell’opera sono l’osservazione diretta e le testimonianze dei protagonisti. L’intera storia è scandita dalle splendide fotografie di Roberto Orlando.
Il libro è acquistabile sul sito web dell’editore
Racconta Stefano Termanini:
Tre anni di dolore, di lavoro, ma anche di orgoglio e di desiderio di futuro: questi sono i sentimenti che hanno segnato il tempo breve e lungo, denso e veloce, che ci separa dal 14 agosto 2018, giorno della tragedia del Morandi. Li abbiamo raccontati in un libro, “Una nave ormeggiata in Valpolcevera”, di Alessandra Lancellotti e Stefano Termanini, fotografie di Roberto Orlando (Stefano Termanini Editore, ISBN 978-88-95472-71-3). Nel libro si trovano la storia di questi tre anni, ripercorsa per intero, e poi i volti e le testimonianze dei protagonisti. Il dolore, collettivo, espresso in piazza. E poi il lavoro, fatto a testa bassa, indifferente a ogni ostacolo, pronto a superarli tutti. Ora, da un anno, la ferita della Valpolcevera è suturata. C’è il nuovo ponte Genova San Giorgio, bello, lucido come un “bianco vascello”, a riunire i due lembi della valle. Resta, tuttavia, il dolore. Resta, per tutti, il desiderio, anzi la necessità, della giustizia. Per la città, che nelle pagine di questa storia si è riscoperta, come non accadeva ormai da molto tempo, arto vivo del Paese, questa storia di pianto e di coraggio insegna che c’è un nuovo futuro possibile. E’ da conquistare, ma c’è. Si innesta su valori semplici e preziosi che, come l’impegno quotidiano, la coesione, l’onestà, lungo questi tre anni si sono via via riscoperti. C’è ed è migliore di quanto mai si sarebbe creduto.